"Evento naturale, catastrofe sociale" (Liberazione 7/4/2009).
Il bilancio delle vite umane (il cui aggiornamento andrà avanti ancora per giorni) e delle comunità distrutte dai crolli ha mostrato fin da subito un evento peggiore dell'Aquila 2009: un territorio decisamente meno abitato, con così tanti crolli, periti e feriti.
Ogni volta, in Italia siamo all'anno zero: ogni mattina dopo si casca dal pero, si scava a mani nude, le grandi cesoie ed i divaricatori idraulici arrivano sempre a giorno fatto, tante agonie sotto le macerie già terminate in exitus su cui nemmeno i cani molecolari si soffermano più di tanto.
Comunque, arrivano sempre per primi giornalisti e reporters da videoscoop, e le loro rituali e stupide domande ai sopravvisuti o a sindaci trattenuti nel momento del bisogno.
Poi, di nuovo, le litanie e le giaculatorie di "esperti" o "ricostruttori" sulla "prevenzione" che non si é fatta, o su ristrutturazioni mal eseguite.
Italiotamente dopo, sempre dopo, comunque dopo.
Edifici di epoche millenarie in piedi, quelli della "civiltà" sbriciolati sulla carne viva. Hai un bel dire che non saranno lasciati soli, ci resteranno comunque. Lo sono già, in quanto sopravvisuti.
La cordigliera appenninica (e non solo, come ha dimostrato il sisma dell'Emilia nel 2012) da decenni é sotto compressione bilaterale da SO e da NE. O ci sarà una mutazione genetica nella testa degli italiani (per assimilare l'esperienza giapponese, ad esempio), o sarà meglio evacuarla.
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tighine il sab, 27 ago 2016 14:57, modificato 2 volte in totale.