L'unica volta che mi recai alle urne avevo da poco compiuto i diciotto anni ed era il referendum del 1991. Ebbene lo confesso, non ho mai votato, come dicono alcuni anziani del mio paesino ho perso tutti i diritti…
Oggi mi sento pronto, sento la necessità di esprimere il mio voto ed ho acquisito una certa maturità/consapevolezza che mi obbliga ad assumermi la responsabilità di quella crocetta, ho deciso di tornare alle urne per il
referendum del 12 e 13 giugno.
Con la benedizione di politici e media, l’acqua si appresta a diventare -da bene comune e diritto di tutti- un affare per pochi. Una torbida verità la cui fonte è la recente riforma dei servizi pubblici locali.
“L’acqua è un bene comune. Privatizzarne la gestione vuol dire mercificare un diritto. Ma un diritto non si vende, semmai si tutela. Se il mercato vuol farci pagare l’acqua, come fosse un prodotto qualsiasi, noi rispondiamo: l’acqua è già nostra, l’acqua è di tutti noi”.
Dal libro L’acqua (non) è una merce
Non prendiamo impegni…
Il 12-13 Giugno Sì vota
Lo scorso 26 marzo, da Piazza San Giovanni, 300.000 persone hanno lanciato ufficialmente l'ultima fase della campagna referendaria, quella che ci porterà fino al voto ai referendum del 12 e 13 Giugno.
In quelle date il governo ha indetto le votazioni sperando nell'astensione. Lo ha fatto fissando la consultazione nell'ultima data utile secondo quanto predispone la legge e sprecando circa 400 milioni euro per non aver proceduto all'accorpamento con le amministrative.
Riteniamo che questa scelta sia dettata dalla paura che hanno tutte le forze che vogliono l'acqua privata.
Siamo sicuri, però, che nonostante questo i cittadini e le cittadine andranno a votare e sceglieranno che l'acqua e la sua gestione debbano tornare pubbliche e rimanere fuori dal mercato. La risposta delle urne rappresenterà la partecipazione e gli interessi della collettività contro chi vuole fare profitti sui nostri diritti. Perché si scrive acqua ma si legge democrazia!
http://www.referendumacqua.it/