Yeti ha scritto:La foto è bellissima, e mi colpisce sopratutto la particolarissima illuminazione, un pò surreale probabilmente dovuta alle condizioni meteo!!
Oppure (perdona l'innocente dubbio) è stata ritoccata successivamente con qualche software tipo Photomatix. Io solo così riuscirei a conferire una simile illuminazione.....
Mi sa invece che è merito di quel "fondo di bottiglia"
che non potrò mai avvicinare!!
Permettimi preliminarmente di ringraziare collettivamente tutti per i cortesi apprezzamenti, e vengo al tuo mex.
" L'Arte sta alla bellezza quanto questa non sta all'intimo dell' ente". E mi spiego, partendo dall'inizio.
Questa foto, come tu hai esattissimamente inteso, è stata letteralmente "asservita" a una mia intima necessità: la post produzione, in questo caso, ha letteralmente estratto la mia (limitata) poetica e il mio (convintissimo) attuale credo. Ogni sua "ipotetica" bellezza è stata dilaniata e ridotta al servizio d'un affermazione intimissima che fu di Pindaro - e, tralaticiamente, mia -. In un frammento d'una sua ode, il massimo poeta dell'antichità classica (non solo greca) intende: "Che di più bello sulla fine del canto, o al suo inizio, che invocar Lete dalla cintura profonda e la dea che incalza le veloci cavalle ?". La domanda appare retorica ed esige la seguente interpretazione: nulla è più giusto che invocare il cessare (vd. Lete fiume infernale e Proserpina regina degli Inferi) d'una vita vissuta nella sua interezza ("fine del canto") o subito troncata ("al suo nascere"). Pindaro intuisce che la "consapevolezza" del "reale" abbisogni d'un suo qualche completamento e che pari alla "consapevolezza" è l' "inconsapevolezza" di chi quel "reale" non ha neppur iniziato a conoscere: nell'un caso come nell'altro, la fine dell'esperienza umana ha un "senso". Ecco: la mia foto, d'uomo vicino alla vecchiaia - se non già vecchio -, e quindi in qualche modo "consapevole del reale", "dice" (rectius, vorrebbe dire) della vita: inafferrabile traslucidezza di sentimenti; esorbitanti conflitti; insussistenza dell'assoluto e relatività dello stesso apparente; consapevolezza dell'inganno della "bellezza"; e altro ancora. Dunque ecco, oltre agli altri, giungere il concetto che io nutro di "bellezza"; vediamolo.
Ogni vero Artista (e io non lo sono, ma ne scimmiotto i mezzi per raggiungere lo scopo d'una comunicazione, seppur monca, della mia "poetica") sa che la "bellezza" è qualità "non necessaria, occasionale, non definente, estranea al concetto espresso". La "bellezza" null'altro è che il riflesso di una "condizione culturale data" (specie, tempo, condizione dell'ente) e non è "creatrice dell'Arte". L'Arte è "intuizione della via" (Tao) e abbisogna di ben altro che d'una qualità tanto incerta e relativa - qual'è la "bellezza" - per il suo percorrerla dandone il senso.
Ed ecco la conclusione. La mia foto, pezzo dopo pezzo è "brutta", eppure ha sollecitato qualche interesse; perché? Ho ragione io a dire che questa foto è "credibile" (lasciamo stare l'Arte, che è altra cosa) perché sincera nell'espressione d'un intimo vitale, oppure così non è e altre son le ragioni ?